Val Susa: la politica e la violenza di Monica Lanfranco
Ero in Val Susa, domenica scorsa, con mio figlio sedicenne e suo padre, attivista ambientalista da tutta la vita. Ho dormito la sera prima nella casa di una famiglia della zona, così da essere già nei pressi allindomani e non fare una levataccia; ho cenato con una coppia di abitanti valsusini doc, persone cordiali, spiritose, civili e bene informate sullo scempio che da qui a un ventennio, se andranno avanti i lavori, sconvolgerà la vallata con unopera che, fatte le debite proporzioni, è più pericolosa, dispendiosa e inutile delle Piramidi dellantico Egitto, che almeno sono lì a dirci dellarroganza prometeica del potere ma non sono state una iattura così feroce per la natura circostante.
Ho visto la cura organizzativa, non semplice da realizzare e non scontata, da parte dei comitati No Tav, che ha come logo un vecchietto dignitoso e arrabbiato che si appoggia al suo bastone, una figura che nulla ha da spartire con limmaginario della retorica eroica, violenta e sanguinosa di chi come sedicente strumento di lotta sceglie di armarsi in assetto di guerra e pianifica programmaticamente lo scontro con la polizia. Non importa lo scenario, a chi trasloca la guerriglia nelle pratiche di movimento: si va a cercare di sfasciare la testa al celerino allo stadio come davanti allFMI, al G8 in tour per il mondo come in Val Susa, senza dialogare con chi pacificamente costruisce porta a porta il consenso e non confonde gli obiettivi della mobilitazione con il proprio protagonismo.
Ho camminato per ore sotto il sole cocente che mi ha bruciato le spalle stando fianco a fianco con sindaci, amministratrici e amministratori con fascia tricolore sulle magliette, che hanno aperto linterminabile fiume umano impossibile da contare, ma di certo non inferiore alle 60 mila persone. Dietro a loro centinaia di carrozzine spinte da padri e madri, spesso muniti di zainetto con dentro i fratellini e le sorelline più piccole, e per mano o intorno i più grandi.
Il servizio dordine scandiva con chiarezza i ringraziamenti a chi si univa mano a mano al serpentone di corpi, ma ho sentito più volte affermare anche con unironia ferma e precisa ai figuri neri che più volte hanno cercato di infiltrarsi alla testa del corteo: Questo è lunico corteo autorizzato dai comitati, ci sono famiglie e bambini, quindi chi non si adegua se ne vada, gli zii con i caschi fuori, qui non vi vogliamo. Eppure alla fine chi non cera e guarda la tv riceve negli occhi solo le scene di violenza, sangue e fumo, e le parole stanno a zero. Un risultato certo e matematico il protagonismo egoista e tracotante che si veste di nero e si copre il volto ce lha sempre: oscurare le ragioni dei comitati pacifici, offrire alibi alla stampa per non parlare dei contenuti, togliere aria e spazio a chi lavora nel quotidiano con la forza delle parole, della documentazione e delle intelligenze individuali e collettive che costruiscono alternative possibili.
Le popolazioni offese dallo scempio annunciato della Tav hanno avversari potenti: gli interessi economici governativi, lottusità complice di parte del maggiore partito di opposizione, la minoranza violenta che fa del turismo bellico la sua sola ragione di esistenza. Di questultimo pericolo i movimenti devono ragionare e presto: la storia recente dellItalia insegna che offrire consenso anche minimo e sottovalutare il fascino della violenza come pratica di lotta, specialmente presso le giovani generazioni, brucia le ragioni politiche, cancella pezzi di generazioni, sottrae energie dalla condivisione del cambiamento. Vandana Shiva, madre dei movimenti per una diversa e possibile globalizzazione, ha scritto: La pace non si creerà dalle armi e dalla guerra, dalle bombe e dalla barbarie. La violenza non si contiene propagandandola. La violenza è diventata un lusso che la specie umana non può più permettersi, se vuole sopravvivere. La nonviolenza è diventata un imperativo per la sopravvivenza. Ricordarlo e dirlo forte e chiaro, prendendosi la responsabilità di questa scelta, non è unoptional.
Monica Lanfranco
www.monicalanfranco.it
www.altradimora.it
www.mareaonline.it
www.radiodelledonne.org
Ho visto la cura organizzativa, non semplice da realizzare e non scontata, da parte dei comitati No Tav, che ha come logo un vecchietto dignitoso e arrabbiato che si appoggia al suo bastone, una figura che nulla ha da spartire con limmaginario della retorica eroica, violenta e sanguinosa di chi come sedicente strumento di lotta sceglie di armarsi in assetto di guerra e pianifica programmaticamente lo scontro con la polizia. Non importa lo scenario, a chi trasloca la guerriglia nelle pratiche di movimento: si va a cercare di sfasciare la testa al celerino allo stadio come davanti allFMI, al G8 in tour per il mondo come in Val Susa, senza dialogare con chi pacificamente costruisce porta a porta il consenso e non confonde gli obiettivi della mobilitazione con il proprio protagonismo.
Ho camminato per ore sotto il sole cocente che mi ha bruciato le spalle stando fianco a fianco con sindaci, amministratrici e amministratori con fascia tricolore sulle magliette, che hanno aperto linterminabile fiume umano impossibile da contare, ma di certo non inferiore alle 60 mila persone. Dietro a loro centinaia di carrozzine spinte da padri e madri, spesso muniti di zainetto con dentro i fratellini e le sorelline più piccole, e per mano o intorno i più grandi.
Il servizio dordine scandiva con chiarezza i ringraziamenti a chi si univa mano a mano al serpentone di corpi, ma ho sentito più volte affermare anche con unironia ferma e precisa ai figuri neri che più volte hanno cercato di infiltrarsi alla testa del corteo: Questo è lunico corteo autorizzato dai comitati, ci sono famiglie e bambini, quindi chi non si adegua se ne vada, gli zii con i caschi fuori, qui non vi vogliamo. Eppure alla fine chi non cera e guarda la tv riceve negli occhi solo le scene di violenza, sangue e fumo, e le parole stanno a zero. Un risultato certo e matematico il protagonismo egoista e tracotante che si veste di nero e si copre il volto ce lha sempre: oscurare le ragioni dei comitati pacifici, offrire alibi alla stampa per non parlare dei contenuti, togliere aria e spazio a chi lavora nel quotidiano con la forza delle parole, della documentazione e delle intelligenze individuali e collettive che costruiscono alternative possibili.
Le popolazioni offese dallo scempio annunciato della Tav hanno avversari potenti: gli interessi economici governativi, lottusità complice di parte del maggiore partito di opposizione, la minoranza violenta che fa del turismo bellico la sua sola ragione di esistenza. Di questultimo pericolo i movimenti devono ragionare e presto: la storia recente dellItalia insegna che offrire consenso anche minimo e sottovalutare il fascino della violenza come pratica di lotta, specialmente presso le giovani generazioni, brucia le ragioni politiche, cancella pezzi di generazioni, sottrae energie dalla condivisione del cambiamento. Vandana Shiva, madre dei movimenti per una diversa e possibile globalizzazione, ha scritto: La pace non si creerà dalle armi e dalla guerra, dalle bombe e dalla barbarie. La violenza non si contiene propagandandola. La violenza è diventata un lusso che la specie umana non può più permettersi, se vuole sopravvivere. La nonviolenza è diventata un imperativo per la sopravvivenza. Ricordarlo e dirlo forte e chiaro, prendendosi la responsabilità di questa scelta, non è unoptional.
Monica Lanfranco
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